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Venezia Classici 2025: annunciata la selezione ufficiale della 82. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia

15 Luglio 2025

È stata definita la selezione ufficiale di Venezia Classici nell’ambito dell’82. Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica della Biennale di Venezia, che presenterà in anteprima mondiale 18 restauri realizzati nel corso dell’ultimo anno. I titoli selezionati provengono da cineteche, istituzioni culturali e case di produzione di tutto il mondo, e rappresentano autentici capolavori della storia del cinema, restituiti al pubblico nella loro rinnovata bellezza.

Tra i titoli di punta della prestigiosa selezione, Lo Spettro (1963), capolavoro gotico firmato da Riccardo Freda, torna a nuova vita in una spettacolare versione restaurata in 4K, presentata nella sezione Venezia Classici della 82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia. Nel cast, due indimenticabili Barbara Steele e Peter Baldwin.

Il restauro, realizzato da Minerva Pictures in collaborazione con Severin Films, rappresenta un intervento di alto valore filologico e tecnico, volto a restituire allo spettatore l’esperienza visiva originale dell’opera. Il film sarà proiettato in anteprima mondiale tra il 27 agosto e il 6 settembre 2025, nell’ambito della Mostra.

Sarà il regista Tommaso Santambrogio (Taxibol, Gli oceani sono i veri continenti) a presiedere la Giuria di studenti di cinema che – per il dodicesimo anno – assegnerà il Premio Venezia Classici per il miglior film restaurato. La Giuria, composta da 24 studenti, ognuno indicato dai docenti dei diversi corsi di cinema delle università italiane, dei DAMS e della veneziana Ca’ Foscari, potrà altresì premiare il miglior documentario sul cinema presentato all’interno della Sezione.

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“Il giardino dei Finzi Contini” torna al cinema: il capolavoro di Vittorio De Sica restaurato in 4K per il Giorno della Memoria

27 Gennaio 2025

Arriva in sala il 27 gennaio, per la prima volta in versione restaurata in 4K in occasione del Giorno della Memoria, il capolavoro di Vittorio De Sica Il giardino dei Finzi Contini, vincitore dell’Orso d’oro a Berlino nel 1971 e, l’anno dopo, dell’Oscar al Miglior Film Straniero.

Distribuito da Filmclub Distribuzione by Minerva Pictures il film, tratto dall’omonimo romanzo di Giorgio Bassani, racconta dal 1938 al 1943 le vicende dei Finzi-Contini, ricca famiglia ebrea dell’alta borghesia di Ferrara. Oltre ai premi, ai complimenti e al grande successo di pubblico il film raccolse però all’epoca anche critiche da parte dello stesso Bassani.

Morando Morandini (Il Messaggero) contestò la rappresentazione eccessivamente melensa e pressapochista della realtà storica, mentre Kezich (Corriere della Sera) parlò di uno dei migliori lavori del regista da molti anni a quella parte. Tornando a Giorgio Bassani, lo scrittore, che nel libro racconta una parte della sua vita e della sua famiglia, cooperò alla stesura dei dialoghi e della sceneggiatura, ma dopo alcuni malintesi e disaccordi, entrò in aperto conflitto con la produzione anche perché nel film la relazione tra Micòl e Malnate, con tanto di scena erotica, veniva resa esplicita, (cosa assente nel romanzo). Bassani probabilmente non amò troppo l’immagine ‘compromessa’ della sua adorata Micol e comunque chiese e ottenne che venisse tolto il suo nome dai titoli di coda del film.

Cosa racconta il film? Ci parla di questa ricca e raffinata famiglia ebrea di Ferrara che nel 1938 deve fare i conti con le leggi razziali che provocano l’espulsione degli ebrei dal circolo del tennis della città. Così la famiglia decide di permettere agli amici dei due figli Micòl (Dominique Sanda) e Alberto (Helmut Berger), segretamente omosessuale, di frequentare il parco della propria villa dove c’è un campo da tennis. Fra questi ci sono anche Giorgio (Lino Capolicchio nei panni dello stesso Bassani), da sempre innamorato di Micol, e il comunista milanese Giampiero Malnate (Fabio Testi).

Tra le scene cult di questo film, quella con protagonista Giorgio che, entrato segretamente nel giardino della villa, scopre la relazione segreta tra Micòl con Malnate che trascorre con lei l’ultima notte prima di partire per la Russia. Altra scena fortissima quando l’intera famiglia Finzi Contini viene semplicemente prelevata in casa dai repubblichini e condotta in una scuola. Vittorio De Sica qui dà il meglio di sé: per i Finzi Contini nessuna stanza di tortura, né carcere fatiscente, ma solo l’umiliazione di dover trovare un posto a sedere in un’aula piena di ebrei con negli occhi la paura del futuro.

Infine, dialogo cult del film quello del padre (un gigantesco Romolo Valli) di Giorgio, fascista pentito, che dice al figlio: “Nella vita, se uno vuol capire, capire veramente come stanno le cose di questo bizzarro mondo, deve morire almeno una volta. E allora, meglio morire da giovani, quando uno ha tanto tempo davanti a sé, per tirarsi su e resuscitare. Capire da vecchi è molto più brutto, sai. Come si fa? Non c’è mica il tempo per ricominciare da zero. E la nostra generazione ne ha prese talmente tante di cantonate”.